Il bestiario del piccolo Berto. Un cantico amoroso in Umberto Saba

Il breve percorso primonovecentesco si conclude con Umberto Saba (1883-1957), un altro esponente di quella «triestinità» che, proprio in quanto periferica rispetto alla tradizione italiana, esprime una grande apertura di orizzonti; nella città giuliana, infatti, oltre alla bora, spiravano le nuove correnti della cultura mitteleuropea. Come già in Svevo-Schmitz, le cui origini ebraiche si mescolano con gli influssi di Darwin, Nietzsche e Freud, anche in Saba è possibile ritrovare analogo crocevia, che in lui diventa però anche conflitto psicologico tra un padre «gaio e leggero» (Ugo Poli), una madre ebrea, che «di tutti sentiva della vita i pesi» (Felicita Rachele Cohen), e una balia slovena, cattolicissima e affettuosissima (Gioseffa Schobar, «madre di gioia»).

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